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istinti piú bassi. La sensualità piú innocente, anche per
un cibo o un profumo, la urtava quando era mia. Ma vi
ho già parlato di questo e non mi piace ritornarvi.
Finché il mio amore era curioso e gradevole, Rita mi
aveva detto di amare la solitudine, il paesaggio ed i libri.
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
Anche allora però coltivò a mia insaputa molte amicizie,
che io non le avrei proibito, ma nelle quali l avrei forse
guidata per impedire il male che presto accadde. Le sue
amicizie le servirono anche per diffamarmi divulgando le
sue maligne fantasie sul mio conto. Andava da una casa
all altra dipingendo se stessa come una prigioniera tra
cose equivoche e malsane. Cosí mi è stato riferito piú vol-
te, ma vi posso giurare che non sono ancora riuscita a co-
noscere tutto il male che Rita mi ha fatto. Tra le sue mol-
te conoscenze segrete, vi era anche un giovane, un certo
Giuliano Verdi, figlio di gente che io non frequentavo
perché ero di gusti diversi. Questo giovanotto mi parve
sempre insignificante, almeno per una donna, aveva mo-
di tra annoiati e sprezzanti, mangiava poco, non aveva
amicizie, non beveva e non fumava; si atteggiava ad uo-
mo perfetto. Chi avrebbe detto che questa persona spia-
cevole, inelegante, orgogliosa e ostinata, che vedevamo
qualche volta per via con gli occhi freddi ed il naso aqui-
lino, fosse l amante di mia figlia? Ma essa non l amò mai,
e ne fu attratta solamente perché nella sua rigidezza tro-
vava un altro pretesto per condannarmi. Ho poi saputo
che, trovandosi insieme, parlavano di me molto piú che
di se stessi, quasi che volessero unirsi con un unico sco-
po, di biasimare il mio contegno. Vi dico ancora che per-
donerei Rita se avesse amato davvero, ma il suo amore
era una vendetta, tutto imbevuto di antipatie e di egoi-
smi. Anche quel tale volle però abbandonarla, quando si
accorse che non avrebbe potuto ottenere nulla da lei, e
vide che gli atteggiamenti presi da Rita erano fatti soltan-
to di odio per gli altri e di amore verso se stessa. Poi im-
provvisamente morí. Poco prima della sua morte Rita mi
ferí gravemente, come vi ho già raccontato. Ma vi ripeto
che conosco solo una parte del male che essa mi ha fatto.
È difficile infatti seguire le azioni di Rita, che non fece
mai nulla di spontaneo e d aperto, ma usò sempre una
specie di diplomazia da demente che si risolse poi a suo
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
danno. Ora capirete il perché dei miei sentimenti per lei.
Ammetterete che con tali ricordi, e malandata come so-
no, non posso adattarmi ad accoglierla ancora nella mia
casa e ho diritto di esigere che rimanga dov è.
Quello che ho detto basta a giustificarmi: che acca-
drebbe poi se vi fossero anche altri fatti infinitamente
piú gravi? Tali, se volessi narrarli, da vietare per sempre
di ridarle la libertà. Rita è una pazza, vi ripeto, e l egoi-
smo è in lei tanto ossessivo da farle perdere la testa e da
portarla alla rovina. L unico modo per salvare lei e noi, è
di tenerla nel convento. Soltanto il convento può ormai,
separarla onorevolmente da un mondo in cui non può
piú ritornare. Vi prego perciò di desistere da quel vostro
proposito di rimandarmela a casa. Le rechereste un irre-
parabile danno credendo di farle del bene.
Da casa, il 2 settembre 19**.
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Guido Piovene - Lettere di una novizia
LETTERA XVIII
Rita a don Paolo.
La mia ultima lettera fu una confessione penosa, mi
venne strappata da voi; vi indicai anche, e avrei voluto
evitarlo, quale persona temessi come nemica. Avreste do-
vuto vedere che scrivevo con ripugnanza; avreste dovuto
indurne che ero ridotta agli estremi, e agire in modo effi-
cace e segreto per la mia liberazione. Invece voi ne avete
dato notizia alla persona meno adatta, alla piú interessa-
ta, a quella che vi denunciavo. Ora eccone le conseguen-
ze, che serviranno tuttavia ad indicarvi se è vera o no la
mia denuncia. Ieri mia madre è venuta al convento ed ha
fatto una scena, mostrando alla superiora una lettera vo-
stra e accusandola d essere incapace di sorvegliarmi.
Inoltre accusava me, la superiora e anche voi di averla
costretta a uscire febbricitante dal letto con i nostri ma-
neggi. La superiora, avendo appreso cosí che io vi avevo
scritto, a mala pena è riuscita a convincerla di non pre-
sentarsi al Vescovo per chiedergli la lettera in cui vi par-
lavo di lei. Esse credono infatti che, incurante dei vostri
obblighi sacerdotali, abbiate trasmesso ad altri le confes-
sioni che ho affidate a voi solo. Vedete dunque a che ri-
schio ci siamo messi tutti e due. Ho rischiato di perdere
anche il mezzo di scrivervi e di fermare le vostre risposte
prima che il loro arrivo sia conosciuto nel convento.
Questa segretezza ripugna certo piú a me che a voi, ma
io non avrei mai pensato di usarla se non lottassi per la
mia stessa vita. E perché ne patisco sento un avversione
maggiore verso ciò che mi vieta di vivere con sincerità. [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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