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con la lingua. Di che temendo egli che quello fervore e
sentimento di Dio crescesse tanto che gli convenisse la-
sciare la messa, fu in grande perplessità e non sapea che
parte si prendere, o di procedere oltre nella messa o di
stare a aspettare. Ma imperò che altra volta gli era addi-
venuto simile caso, e l Signore avea sì temperato quello
fervore che non gli era convenuto lasciare la messa; con-
fidandosi di potere così fare questa volta, con grande ti-
more si mise a procedere oltre nella messa; e pervenen-
do insino al Prefazio della Donna, gli cominciò tanto a
crescere la divina illuminazione e la graziosa soavità del-
Letteratura italiana Einaudi 127
I Fioretti di san Francesco
lo amore di Dio, che vegnendo a Qui pridie quam, appe-
na potea sostenere tanta soavità e dolcezza. Finalmente
giugnendo all atto della consecrazione, e detto la metà
delle parole sopra l ostia, cioè Hoc est enim, per nessuno
modo potea procedere più oltre, ma pure repetia queste
medesime parole, cioè Hoc est enim; e la cagione perché
non potea procedere più oltre, si era che e sentia e ve-
dea la presenza di Cristo con moltitudine di Agnoli, la
cui maestà non potea sofferire; e vedea che Cristo non
entrava nella ostia, né ovvero che l ostia non si transu-
stanziava nel corpo di Cristo se egli non proferia l altra
metà delle parole, cioè corpus meum. Di che stando egli
in questa ansietà e non procedendo più oltre, il guardia-
no e gli altri frati ed eziandio molti secolari ch erano in
chiesa ad udire la messa, s appressarono allo altare e sta-
vano ispaventati a vedere e a considerare gli atti di frate
Giovanni; e molti di loro piagnevano per divozione. Alla
perfine, dopo grande spazio, cioè quando piacque a
Dio, frate Giovanni proferì Corpus meam ad alta voce; e
di subito la forma del pane isvanì, e nell ostia apparì Ge-
sù Cristo benedetto incarnato e glorificato, e dimostro-
gli la umiltà e carità la quale il fece incarnare della vergi-
ne Maria e la quale il fa venire ognindì nelle mani del
sacerdote quando consacra l ostia. Per la qual cosa egli
fu più elevato in dolcezza di contemplazione. Onde le-
vato ch egli ebbe l ostia e il calice consacrato, egli fu rat-
to fuori di se medesimo; ed essendo l anima sospesa dal-
li sentimenti corporali, il corpo suo cadde indietro, e se
non che fu sostenuto dal guardiano, il quale gli stava
dietro, cadea supino in terra. Di che, accorrendovi li fra-
ti e li secolari ch erano in chiesa, uomini e donne, ne fu
portato in sagrestia come morto, imperò che il corpo
suo era raffreddato come corpo morto, e le dita delle
mani si erano rattrappate sì forte che non si poteano ap-
pena distendere punto o muovere. In questo modo giac-
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I Fioretti di san Francesco
que così tramortito ovvero ratto insino a terza; ed era di
state.
E però ch io, il quale fui a questo presente, disiderava
molto di sapere quello che Iddio avea adoperato inverso
lui, immantanente che egli fu ritornato in sé, andai a lui
e priega lo per la carità di Dio ch egli mi dovesse dire
ogni cosa. Onde egli, perché si fidava molto di me, mi
innarrò ogni cosa molto per ordine; e tra l altre cose egli
mi disse che, considerando egli il corpo e l sangue di
Gesù Cristo anche innanzi, il suo cuore era liquido co-
me una cera molto istemperata, e la carne sua gli parea
che fosse sanza ossa per tale modo, che questi non potea
levare le braccia né le mani a fare il segno della croce so-
pra l ostia né sopra il calice. Anche sì mi disse che, in-
nanzi che si facesse prete, gli era stato rivelato da Dio
ch egli dovea venire meno nella messa; ma, però che già
avea detto molte messe e non gli era quello addivenuto,
pensava che la rivelazione non fosse stata da Dio. E
nientedimeno cinque anni innanzi all Assunzione della
Donna, nella quale il sopraddetto caso gli addivenne,
anco gli era da Dio istato rivelato che in quel caso gli
avea a divenire intorno alla detta festa dell Assunzione,
ma poi non se ne ricordava della detta rivelazione.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco.
Amen.
FINE
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