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dritto una pietra: quella per la medesma linea ritor-
Letteratura italiana Einaudi 81
Giordano Bruno - La cena de le ceneri
narà a basso, muovasi quantosivoglia la nave; pur che
non faccia de gl inchini.
SMI. Dalla considerazione di questa differenza s apre
la porta a molti et importantissimi secreti di natura, et
profonda filosofia: atteso che è cosa molto frequente,
et poco considerata, quanto sii differenza da quel che
uno medica se stesso, et quel che vien medicato da un
altro: assai ne è manifesto che prendemo maggior pia-
cere, et satisfazzione se per propria mano venemo a
cibarci, che se per l altrui braccia. I fanciulli all or che
possono adoprar gli proprii instrumenti per prendere
il cibo, non volentieri si servono de gli altrui; quasi
che la natura in certo modo gli faccia apprendere, che
come non v è tanto piacere; non v è anco tanto profit-
to. I fanciullini che poppano vedete come s appiglia-
no con la mano a la poppa? Et io giamai per latroci-
nio son stato sí fattamente atterrito, quanto per quello
d un domestico servitore. Per che non so che cosa di
ombra, et di porten[t]o apporta seco piú un familiare
che un strangiero, per che referisce come una forma
di mal genio, et presagio formidabile.
TEO. Or per tornare al proposito. Se dumque saranno
dui, de quali l uno si trova dentro la nave che corre, et
l altro fuori di quella: de quali tanto l uno quanto l al-
tro abbia la mano circa il medesmo punto de l aria; et
da quel medesmo loco nel medesmo tempo ancora,
l uno lascie scorrere una pietra, et l altro un altra; sen-
za che gli donino spinta alcuna: quella del primo sen-
za perdere punto, né deviar da la sua linea, verrà al
prefisso loco: et quella del secondo si trovarrà trala-
sciata a dietro. Il che non procede da altro, eccetto
che la pietra che esce dalla mano del uno che è su-
stentato da la nave, et per consequenza si muove se-
condo il moto di quella, ha tal virtú impressa quale
non ha l altra che procede da la mano di quello che
n è di fuora, benché le pietre abbino medesma gra-
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Giordano Bruno - La cena de le ceneri
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Giordano Bruno - La cena de le ceneri
vità, medesmo aria tramezzante, si partano (se possi-
bil fia) dal medesmo punto, et patiscano la medesma
spinta.
Della qual diversità non possiamo apportar altra rag-
gione, eccetto che le cose che hanno fissione o simili
appartinenze nella nave, si moveno con quella: et la
una pietra porta seco la virtú del motore, il quale si
muove con la nave. L altra di quello che non ha detta
participazione. Da questo manifestamente si vede che
non dal termine del moto onde si parte; né dal termi-
ne dove va, né dal mezzo per cui si move, prende la
virtú d andar rettamente: ma da l efficacia de la virtú
primieramente impressa, dalla quale depende la diffe-
renza tutta. Et questo mi par che basti aver considera-
to quanto alle proposte di Nundinio.
SMI. Or domani ne revedremo per udir gli propositi
che soggionse Torquato.
PRU. Fiat.
FINE DEL TERZO DIALOGO
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Giordano Bruno - La cena de le ceneri
DIALOGO QUARTO
SMITHO. Volete ch io vi dica la causa?
TEO. Ditela pure.
SMI. Perché la divina scrittura (il senso della quale ne
deve essere molto raccomandato come cosa che pro-
cede da intelligenze superiori che non errano) in mol-
ti luoghi accenna, et suppone il contrario.
TEO. Or quanto a questo credetemi che se gli Dei si
fussero degnati d insegnarci la teorica delle cose della
natura: come ne han fatto favore, di proporci la prat-
tica di cose morali: io piú tosto mi accostarei alla fede
de le loro revelazioni, che muovermi punto della cer-
tezza de mie raggioni, et proprii sentimenti. Ma (co-
me chiarissimamente ogn uno può vedere) nelli divini
libri in servizio del nostro intelletto, non si trattano le
demostrazioni, et speculazioni, circa le cose naturali,
come se fusse filosofia: ma in grazia de la nostra men-
te et affetto, per le leggi si ordina la prattica circa le
azzione morali. Avendo dumque il divino legislatore
questo scopo avanti gli occhii; nel resto non si cura di
parlar secondo quella verità per la quale non profitta-
rebbono i volgari, per ritrarse dal male, et appigliarse
al bene: ma di questo il pensiero lascia a gli uomini
contemplativi: et parla al volgo di maniera; che secon-
do il suo modo de intendere, et di parlare, venghi a
capire quel ch è principale.
SMI. Certo è cosa conveniente quando uno cerca di far
istoria, et donar leggi: parlar secondo la comone intel-
ligenza; et non esser sollecito in cose indifferenti. Paz-
zo sarrebe l istorico che trattando la sua materia, vo-
lesse ordinar vocaboli stimati novi, et riformar i
vecchi: et far di modo che il lettore sii piú trattenuto a
osservarlo, et interpretarlo come gramatico, che in-
tenderlo come istorico.
Letteratura italiana Einaudi 85
Giordano Bruno - La cena de le ceneri
Tanto piú uno che vuol dare a l universo volgo la leg-
ge et forma di vivere, se usasse termini che le capisse
lui solo et altri pochissimi, et venesse a far considera-
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