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re una pigrizia, ma sì piccola che quasi non se ne curò e
non se ne avvide, ma intontanente crebbe in tanto che
non si dilettava, nè era così sollecito all orazione, come
soleva, intantochè incontanente che avea cantati alquan-
ti salmi, gl incresceva e sentivasi stanco e attediato e vo-
levasi riposare. E perchè era insuperbendo caduto
dall altezza della perfezione, avvegnachè egli ancora non
lo vedesse bene, perdendo la solidità della mente, li pen-
sieri si spargevano per diverse cose, e già gli era entrato
in cuore un occulto e disonesto pensiero: ma tuttavia
nientemeno per la consuetudine di prima pur si sforzava
di dire l officio; e compiuta l orazione, entrando nella
spelonca per mangiare, e trovando il pane, come era
usato, non si curò di porre rimedio a quelle cose che per
lo cuore gli si volgevano, immaginandosi che, poichè Id-
dio non gli aveva sottratto il pane, d essere anche in gra-
zia come prima, e non s avvide, nè considerò del suo ca-
dimento; e crescendo incontanente gli stimoli della
carne e i pensieri disonesti importunamente traendolo al
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
secolo, pur almeno quel dì si fece forza, e rimase quivi e
fece e compiette le sue orazioni, secondo l usanza; ed
entrando, fatta la sua orazione, nella spelonca per pren-
dere lo suo cibo, trovò il pane come soleva, ma non così
bianco. Della qual cosa maravigliandosi, diventò molto
tristo e melanconico, considerando che questo non era
senza sua colpa, ma pur mangiò, avvegnachè con dolore.
Il terzo dì crebbono gli stimoli della carne tre cotanti
più che di prima, e occupógli il cuore un pensiero e una
immaginazione, come se fosse a mal affare con una fem-
mina, e così gliel parea trattare, come se in verità fosse
con lei; e tutto quel dì si stette in questa fantasia e imagi-
nazione laidissima. E il quarto dì, entrando ad orare e
fare lo suo officio, stava tutto vagabondo e astratto. E
compiute le sue orazioni, avvegnachè male, entrando
nella spelonca per mangiare, trovò un pane laidissimo e
arido e quasi roso da cani o da topi. La qual cosa que-
gli veggendo cominciò a lagrimare, ma non sì di cuore
che bastasse a spegnere la sua colpa e la tentazione che
avea nel cuore; e preso che ebbe il cibo, avvegnachè non
quale nè quanto solea, vennegli incontanente una molti-
tudine di cogitazioni confuse e occuparonlo e presonlo
in tal modo che l misero, perduto ogni valore di resiste-
re e ogni argomento di gridare a Dio e d orare si partì e
mossesi come disperato per tornare al secolo. E moven-
dosi di notte venivasene per l eremo verso la cittade; e
come fu giorno, vedendosi ancora molto dilungi dalla
città e sentendosi molto stanco e attediato, guatava d in-
torno se vedesse alcun monasterio al quale potesse de-
clinare. E vedendo un monasterio piccolo d alquanti
frati, andò a loro per riposarsi e prendere cibo; lo quale
quelli frati veggendo e conoscendo per la fama della
gran santitade che di lui era, con gran riverenzia tutti gli
si fecero incontro e gittaronglisi ai piedi dimandandogli
la sua benedizione, e lavarongli i piedi e fecergli reve-
renzia come a santo. E fatta l orazione e datogli mangia-
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
re, poichè fu un poco riposato, tutti gli furono intorno,
come a un uomo famoso di gran santitade e di gran sa-
pienzia, pregandolo che dicesse loro alcune parole di
grande edificazione e insegnasse loro come potessero
campare da lacciuoli del diavolo e cacciar via le laide
cogitazioni del cuore; allora quegli, costretto per li prie-
ghi dei frati di parlare, non volendosi scoprire quello
che era, fece loro un bel sermone; ammaestrandoli se-
condochè l aveano dimandato, come si può vincere lo
nimico e conoscere le sue fallacie ed estirpare del cuore
li mali pensieri. E facendo loro questo sermone, inco-
minciò a sentire un rimordimento di coscienzia e alcuni
stimoli di compunzione, e disse infra sè stesso: Or come
insegno altrui ed io mi lascio ingannare? or come cor-
reggo io altrui e me non ammendo? fa, misero, fa quello
che insegni altru. E crescendogli questa cotale compun-
zione e rimordimento, riconoscendo la sua colpa, ac-
commiatossi da quelli frati, e correndo rapidissimamen-
te, tornò all eremo, ed entrando nella spelonca, con
grande compunzione e pianto, gittossi in orazione di-
nanzi a Dio e disse: Se tu, messere, non m avessi aiutato,
l anima mia andava allo nferno; e molte cotali altre pa-
role, ringraziando lui e accusando sè; e d allora innanzi
tutto il tempo della vita sua stette in lagrime e pianto.
Vedendosi avere perduto lo benefizio celestiale del pane
che Iddio gli soleva mandare, e vedendo che gli conveni-
va con fatica e sudore lavorare e procurare la sua vita,
per gran dolore e contrizione si rinchiuse in quella spe-
lonca in cenere e in ciliccio, e tanto pianse che l angelo
gli apparve e confortollo e dissegli: Iddio ha ricevuta la
tua penitenzia e hatti perdonato il peccato tuo; ma guar-
dati di non cadere più in superbia. E questo ti do per se-
gno che io ti dico vero; ecco che incontanente verranno
a te alquanti di quelli frati, ai quali tu insegnasti e porte-
rannoti alcune vivande; ricevile sicuramente e prendi ci-
bo con loro e rendi grazie a Dio.
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
CAPITOLO VI
Conclusione della dottrina di Giovanni e l suo fine.
Li predetti esempli v ho detti, figliuoli miei, acciocchè
sappiate come l umiltà tiene l uomo saldo e fermo, e co-
me la superbia fa l uomo cadere; onde lo nostro Salvato-
re la prima beatitudine puose in umiltà quando disse:
Beati i poveri di spirito. Onde vi prego che siate cauti,
considerando li predetti esempli, di guardarvi dalle insi-
die e dagl inganni del nimico. E però è usanza infra i
monaci che quante volte viene a loro alcuna persona di
qualunque abito o condizione o etade, sempre, inanzi-
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